Questa foto l’ho scattata quattro giorni fa al confine turco-siriano
Questa foto l’ho scattata quattro giorni fa al confine turco-siriano, in una delle zone più colpite da un terremoto che ad oggi ha fatto quasi 50.000 morti. Non conosco il nome di questo bambino. So che è siriano ed è nato in Turchia dove la sua famiglia si è rifugiata anni fa per fuggire dall’ennesima guerra per procura che vede tutti responsabili di massacri inauditi. Come se in una guerra ci fossero buoni e cattivi. Questo bimbo, con la sua famiglia, era in attesa di varcare il confine e tornare in Siria dove, al massimo, li aspetta una tenda. La loro casa, ad Antiochia, in Turchia, non esiste più. Crollata come un castello di carte con un soffio di vento. Neppure il tempo di piangere parenti o vicini morti. Via, in macchina, caricando quel che sono riusciti a trovare scavando. Qualche vestito, qualche coperta, nessun giocattolo. Bambini nati profughi che probabilmente invecchieranno da profughi. Scossi dalla vita, dalla povertà, dalla fuga dalle bombe e persino dai terremoti. Eppure riescono a ridere mentre giocano con una bottiglietta di plastica in terra. Anche questo bimbo riesce a ridere. Dio benedica i bambini.
P.S. Se volete dare una mano all’Associazione con la quale sono appena stato in Siria ecco i riferimenti:
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